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VISITA
VIRTUALE |
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La Villetta Prima di accedere alla Chiesa Parrocchiale alla fine della scalinata si può ammirare il Campanile, costruito tra il 1302 e il 1313 con tre ordini di conci: la parte basale con conci grossi d'intaglio e una porta a sesto acuto; il primo e secondo ordine con conci piccoli, tipici delle costruzioni trecentesche, la parte terminale e la guglia ( con l'Aquila palermitana su un globo, distrutta nel 1595 ) con conci di media grandezza. Nel Piano di S. Antonio, abolito nel 1898 per la realizzazione del primo tronco di via Roma, era il " Coemeterium " della Parrocchia.
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Acquasantiere Sono state realizzate da Gioacchino Vitagliano nel 15 e collocate in precedenza davanti al Coro; dal davanti ad una parasta accanto alla porta centrale. Hanno identica composizione: una base di capitello rivoltata su una delle quali è scolpita la Natività, sull'altra uno stemma; il fusto scolpito con puttini nel nodo, quindi scanalato a sostenere la vasca di cm. di diametro |
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La Madonna della Grazia E' dipinta ad olio su lavagna. Ha una cornice marmorea con decorazioni di fiori e frutta e una trabeazione ad ovuli e dentelli, con al centro una testina di angelo. Nel mese di aprile del 1665 viene traslata nella chiesa parrocchiale l’immagine della Madonna della Grazia dipinta su ardesia, che” stava in un muro alli Cartara”, come riferisce il Mongitore. Presenta il modello iconografico della " galactotrophousa ", con la Vergine Maria seduta che allatta il Divino Bambino. |
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Fonte Battesimale E' del 1755, opera di Filippo Pennino, su disegno di Bartolo Sanseverino e Ignazio Marabitti. Consta di un fusto su base ottagonale, davanti al quale un putto con le ali, seduto su un drago, è in atto di trafiggere lo stesso. Nella mano destra del bambino è ancora un antico ferro (che un bravo scultore potrebbe rimuovere); il Parroco La Mantia vi pose una piccola spada di rame in due pezzi. Segue la vasca monolitica a forma di grande conchiglia posta su un vaso decorato nelle quattro facce con motivi circolari degradanti. All’interno vi è un pozzetto circolare la cui imboccatura è chiusa da una sfera di marmo, per far defluire l’acqua. Il coperchio ligneo, sul Fonte marmoreo, è opera di Giuseppe Marabitti, intagliatore, del 1757; riprende il disegno della vasca con quattro volute e festoni di foglie: al di sopra è un triangolo ligneo da cui fuoriescono raggi e due testine di angeli. |
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L'altare dell'Immacolata Al Battistero segue l’altare dell’Immacolata, opera lignea di Giuseppe Bagnasco, restaurata nel 1858, posta in una cappella di configurazione neogotica, come l’opposta del Crocifisso. |
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La Cappella del
SS. Sacramento In fondo alla navata di sinistra è l’altare del SS. Sacramento, con quanto rimane dell’originaria “Cona” di Antonello Gagini del 1551. Nello splendore bei bassi ed altorilievi il centro visivo è dato dal calice con l’ostia circondato da angeli adoranti (sei a figura intera e sei testine), al di sopra dei quali è la mistica Colomba ad ali spiegate, sovrastata da una corona da cui scende un padiglione legato ai quattro angoli, vero Tabernacolo di Dio con gli uomini, sullo sfondo di un arco a tutto sesto, sorretto da due paraste. La finta porticina del ciborio si potrebbe benissimo utilizzare per riporvi l’Eucaristia, rimuovendo il tabernacolo sottostante e rendendo funzionale l’antica “Custodia” ( n. d. A .). La tenda marmorea si raccoglie ai lati di otto formelle rappresentanti scene della Passione del Cristo, il cui apice è il suo Corpo glorioso nella Risurrezione, presente nel mirabile Sacramento dell’Altare. Il ciclo va da sinistra a destra: 1) l’orazione nell’orto del Getsemani; 2) il bacio di Giuda; 3) Cristo davanti ad Anna; 4) Cristo davanti a Pilato; 5) il viaggio al Calvario; 6) la crocifissione; 7) la deposizione; 8) la sepoltura. E’ ancora in situ un’antica targa con la scritta “Altare privilegiatum perpetuum” . Sotto la Cona gaginesca è un ciborio del 1700 circa, con la porticina marmorea e l’interno d’argento dorato; all'interno è un cuore su lamina d'argento. |
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L'altare
maggiore e il Coro |
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I Capitelli Degni di particolare ammirazione sono gli otto capitelli delle colonne poste a delimitare le cappelle laterali ed il presbiterio.Si tratta di copie ottocentesche ( 1888 ) dei capitelli delle colonnine binate del Chiostro di Monreale; traggono ispirazione da: 1) 2^ lato nord ( colombe ) 2) 3^ lato est ( giganti ) 3) centrale lato est ( colombe ) 4) 5^ lato sud ( dragoni alati )5) 7^ lato sud ( draghi intrecciati)6) 12^ lato sud ( falconi)7) 2^ lato nord del Lavabo( colombe appaiate )8) 3^ lato nord del Lavabo ( colombe ravvicinate ) 9) 5^ lato ovest ( Re )10) 10^ lato ovest ( aquile ) 11) 12^ lato ovest ( uccelli ). |
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I Tondi
gagineschi dell'Angelo e l'Annunziata Nel 1588 viene smembrata la Cona gaginesca collocando le statue di San Pietro e Paolo ai fianchi del Cappellone di stucco ( Cfr. Mongitore ) e i tondi dell’Annunziata, dell’Angelo ed il Padre Eterno nella strada d’accesso alla Parrocchia. Nel 1888, dopo essere stati per 300 anni all'aperto, dall’architetto Salvatore Li Volsi vengono ricollocati in chiesa i due medaglioni con l’Angelo e la SS. Annunziata nella parte alta antistante il presbiterio ed il SS. Salvatore ( Padre Eterno ) nella Cappella di S. Antonio Abate. |
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La
Balaustra Nel 1718 l’Architetto del Senato Andrea Palma disegnò la nuova balaustra, eseguita dallo scultore Gioacchino Vitagliano. Vengono adoperati marmi siciliani come il Rosso Libeccio (colonnine monolitiche), paragone, bardiglio, Giallo di Castronovo , verde. Il contratto prevede il rifacimento degli scalini dell’altare maggiore (e degli altari laterali con le predelle), con un palmo e mezzo di pedata e la lucidatura. Il 20 dicembre 1718 in modo da essere visibile per il S. Natale è collocata la base della balaustra in pietra rossa di Contorrana (contrada di Custonaci, n. d. A.) ed il sabato precedente la Domenica di Passione ( 25 marzo 1719 ), per essere visibile nella Settimana Santa, la balaustra di 49 palmi. E’ un mirabile esempio di mischio siciliano: la tecnica della lavorazione impiega marmi diversi ad intarsio su una lastra di base di marmo bianco; la perizia del Vitagliano offre elementi scultorei su tutta la superficie: ovuli, rombi, dentelli, decorazioni, fregi. Nella parte anteriore sono scolpiti due stemmi episcopali ( di Mons. Galletti: “Albero di quercia sormontato da un’aquila spiegata di nero, con corona d’oro” ). Il motivo dei balaustri ripete per due volte cinque e tre elementi ( i due laterali sono stati spezzati nel restauro del 1888 ); nel 1735 venne restaurata dallo stesso Vitagliano. |
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La
Cappella di
S. Antonio Abate L’immagine di Sant’Antonio fu fatta dipingere dal Parroco Dominici nel 1626, pare da Pietro Novelli, detto il Monrealese, secondo il Giuliana Alaimo. Secondo altri studiosi, dal catalogo “ Vulgo dicto lu Zoppo di Gangi “, (op.cit.) del 1997, A. Cuccia scrive che “ il dipinto è stato oggetto di un minuto dibattito circa la paternità, rivendicata sia a Giuseppe Salerno che a Gaspare Bazzano (che si firmavano entrambi Zoppo di Gangi) che a Pietro Novelli. Il riferimento a quest’ ultimo è dato dall’errata interpretazione di un documento ( Giuliana Alaimo, 1948) dove sono registrati i pagamenti al pittore monrealese per un dipinto raffigurante S. Antonio Abate, ma sovrastato dalla figura del Cristo e quindi non identificabile con quello in questione. Il Mongitore (Memorie ms. sec. XVIII cc.147 e 213) annota la presenza nella stessa chiesa di due quadri del Santo titolare: uno di Giuseppe Salerno e l’altro di Pietro Novelli ( 1626 ). A. Cuccia lo riconduce a Pietro d’Asaro, detto “ il Monocolo di Racalmuto”( 1579-1647): “ Pare che Questi si sia ispirato al dipinto del Beato Guglielmo Buccheri della Chiesa di S. Anna in Palermo: questo confronto suggerisce una datazione verso la fine del primo ventennio del secolo XVII per l’affinità stilistica con la Sacra Famiglia di Racalmuto”. |
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Le Lapidi
IN QUESTA PARROCCHIA DEL SENATO PALERMITANO Analoga lapide è posta sulla finta porta, vicino l'ingresso:
14
GENNAIO 1881 |
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L'altare del Crocifisso Dalla parte opposta all’altare dell’Immacolata è quello dedicato al Crocifisso, opera di Matteo Cinquemani, del 1590, con la croce di sei palmi, costato onze 24,10. Ha quasi lo stesso fondale dellla cappella del Crocifisso della Parrocchia dell’ Albergheria. Davanti all’altare è una lapide con la scritta: " SEPVLTVRA PRO SACERDOTIBVS ". Un'altra botola si apre in corrispondenza della finta porta, davanti alla quale è collocato |
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L'Ecce Homo E' opera attribuita a Giovanni Francesco Pintorno ( 1600- 1639 ), detto Frate Umile da Petralia Soprana ( PA ); ha una notevole somiglianza con quelli venerati a Longi ( ME ), nella Parrocchia di S. Francesco d'Assisi e dell'Ecce Homo in Palermo: presenta la particolarità di cambiare espressione a seconda dell'angolo di visuale. Pare che la firma dell'opera da parte di Frate Umile sia la spina che trapassa il sopracciglio sinistro. L'iter artistico di frate Umile, che riesce ad accomunare il segno del dolore umano e quello della speranza divina, trova la sintesi nell'immagine di Cristo. |
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L'Organo E' stato costruito dalla Fabbrica d' Organi Giacinto Micales di Palermo nel 1927. E' dotato di 2 manuali e la pedaliera; registri meccanici e registri sonori. La mostra presenta un gruppo di 5 + 23 + 5 canne Ha fatto sentire la sua voce potente ed armoniosa fino al 1990, anno di chiusura al culto della Chiesa. Al presente non è funzionante. Si spera in un prossimo restauro da parte dell'Assessorato Regionale ai Beni Culturali. Sulla balaustra sono appesi quattro piccoli arazzi con simboli Eucaristici del 1700 |
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La Sacrestia Entrando a destra si nota un Lavabo marmoreo del XVIII secolo e il Tau rosso su un ovale; segue l'antica stanza del Tesoro, con volta a crociera; la stanza ha un brano di pavimento a piastrelle maiolicate. Notevole la Addolorata di Vito d'Anna un Crocifisso in cartapesta del XVIII secolo, un' altorilievo ligneo della Madonna del Buon Consiglio e S. Cristoforo. |
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Altre
opere d'Arte |
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L'Archivio L’Archivio, oltre i registri parrocchiali dal 1440 ad oggi, conserva in ottimo stato “ Giornali di economia ” e documenti riguardanti la Parrocchia in armadi ( stipi ) lignei. - Tela di S. Cecilia |