Curiosità su S. Antonio Abate

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Patrono dei maiali, degli animali da stalla, da cortile e invocato contro l’herpes o fuoco sacro

  Il culto di Sant’Antonio è ancor oggi diffusissimo. Da sempre, nelle nostre campagne, l'immagine del Santo è presente nei luoghi dove vivono e riposano gli animali domestici. A volte, a far bella mostra sul retro dell'ingresso della stalla, è una formella in ceramica finemente dipinta, il più delle volte, un santino lordo e spiegazzato di nessun valore artistico. Qualunque sia la forma, la sostanza non cambia. Il famoso abate egiziano è sempre lì, con le vesti da eremita, la lunga barba bianca, il bastone a Tau, il porcellino e una vivida fiamma ai piedi.
Ma vediamo chi era questo Santo, e perché è diventato il principale patrono degli animali. Antonio abate (così chiamato per distinguerlo dall'altrettanto famoso Antonio da Padova), nacque a Coma, in Egitto, nel 251, nazione dove morì a 105 anni, dopo una vita spesa a vagare nel deserto.
Considerato il Patriarca di tutti i monaci, a vent’anni si spogliò dei suoi beni e si dedicò all’ascetismo. Per quattro lustri visse di solo pane e acqua nella meditazione e nella preghiera. Di grande saggezza spirituale, Antonio raccolse intorno a se un gran numero di discepoli. Gran parte del culto popolare di Antonio deriva dalla fama di guaritore dall’herpes zoster, detto appunto fuoco di sant’Antonio. Si narra che i seguaci del Santo, per meglio soccorrere i malati che si recavano ormai senza speranza alla chiesa francese di Saint-Antoine de Viennois, luogo dov’erano conservate le reliquie, decisero di costruire un ospedale e dei ricoveri. Ebbe così origine l’Ordine Ospedaliero degli Antoniani. Per assicurare la sussistenza ai malati e ai religiosi, si narra che venissero allevati dei maiali destinati alla macellazione, lasciati liberi di vagabondare per il paese e mantenuti dalla carità pubblica. Necessità sopraggiunte vietarono la libera circolazione degli animali nella città, fatta eccezione per i maiali degli Antoniani che, da allora, dovettero portare come riconoscimento la celebre campanellina al collo. In realtà, molti sostengono che gli attributi e i patronati del Santo abbiano un'origine più antica, profonda, in qualche caso addirittura pagana, come la data nel quale è festeggiato ( il 17 gennaio), corrispondente alle Feste sementine romane, dove già la dea Cerere veniva placata con sangue di una scrofa gravida.
In questa ricorrenza è usanza benedire gli animali domestici sui sagrati per preservarli dalle malattie e rinnovare le immagini del Santo nelle stalle a scopo propiziatorio. Per la festa del loro protettore, poi, le bestie venivano trattate amorevolmente, ben nutrite, esentate dal lavoro e, ovviamente, non potevano essere macellate. Si dice infatti che, in questa magica notte, gli animali acquistino la parola. In Romagna, era altresì tradizione dare agli animali ammalati un pezzetto di pane benedetto il giorno di sant'Antonio, affinché guarissero, oppure tre fave nere, ideali anche per facilitare lo sgravio delle vacche.
Il qualche luogo, infine, si celebra ancora la lotteria del porco grasso (La lutarì de pörc grass), come in Romagna, o si fanno scorpacciate di gnocco fritto, come è usanza a Guastalla: Sant'Antòni chìssulèr che al darsèt al vén ad snèr
(  Sant'Antonio gnoccolaio che viene il 17 di gennaio ).

Aree dialettali di riferimento: 1) Piacenza; 2) Parma; 3) Reggio Emilia; 4) Modena; 5) Bologna; 6) Ferrara; 7) Romagna; 8) Novi di Modena; 9) Cento (Fe); 10) Guastalla (Re); 11) Borgotaro (Pr); 12) Alta Valle del Reno (Bo); 13) Carpi (Mo)         © www.regione emilia-romagna.it

Un’antica reminiscenza celtica , è la figura maschile del Dio Lug. Ancora oggi ,in molti paesi della Puglia, e non solo , vi è la tradizione di accendere , in onore di sant’ Antonio, grandi falò di origine pagana e in particolare celtica. Sant’Antonio fu un anacoreta egiziano del III-IV sec. , asceta e mistico. Quando i crociati trasferirono le spoglie del Santo in occidente e in particolare ad Arles, in Francia meridionale, il suo culto si diffuse a macchia d’olio, ma proprio nella sua veloce diffusione il culto del santo si scontrò con il culto pagano di una antica divinità celtica, quella del dio Lug, rappresentato come un giovane che reggeva un cinghiale, animale particolarmente sacro al "popolo della quercia". Il dio Lug era una delle divinità più  importanti dell’ "olimpo" celtico, come dimostrato da numerosi toponimi di molte citta’ come LUGano, LUGo, Lione. Ebbene, ancora una volta, con una intensa opera di sincretismo, Sant’ Antonio fu associato e sovrapposto al culto preesistente. Secondo la storica Riemscheider gli attributi di sant’Antonio sarebbero stati proprio ripresi dal dio celtico , infatti divenne guardiano dell’inferno come lo era Lug e dispensatore di fuoco agli uomini ( da qui la tradizione dei falò ).
  La Chiesa, ingentilì  il cinghiale trasformandolo in un maialino con un campanello al collo dal quale il santo era sempre seguito, dicendo che era un diavolo ammansito dal santo. Del resto il cinghiale , ancora simbolo dei riti pagani delle "foreste" ben si prestava ad esempio di conversione legata al santo. Anche la campanella del maialino sarebbe un simbolo di vita e di morte, secondo la cultura celtica , infatti la campana rappresenta l’utero della dea madre, di cui Lug era figlio. 
Una piccola curiosita’, Sant’Antonio era il protettore dei fabbricanti di spazzole, che nell’antichita’ si facevano proprio con le setole di maiale.                                                                                                                                       
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I Simboli iconografici del Santo

Sono: il Tau, il bastone, la campanella, 
il fuoco, il cinghiale o il maiale, altri animali da stalla





il Tau: 
E'
l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico;esso venne adoperato con valore simbolico sin dall'Antico Testamento, per indicare la salvezza e l'amore di Dio per gli uomini. Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele, quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla fronte dei servi di Dio questo seguo di salvezza: "Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un TAU sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono". Il TAU è perciò segno di redenzione. 
E' segno esteriore di quella novità di vita cristiana, interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo.
Il TAU fu adottato prestissimo dai Cristiani. Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di Roma, perché la sua forma ricordava ad essi la Croce, sulla quale Cristo s'immolò per la salvezza del Mondo. S. Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si ricolora, riacquista la sua forza di salvezza, perché San Francesco si sente "un salvato dall'amore e dalla misericordia di Dio". Il TAU ha alle sue spalle una solida tradizione biblico cristiana.  di più, vita nuova, vita donata per amore. Portando questo segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione della "speranza che é in noi".                                                                           © www. sanfrancesco.org 

il bastone: 

Il bastone prende spesso la forma di un tau, la crux commissa degli Egiziani, che al tau attribuiscono anche un valore simbolico quale segno della vita futura. Il bastone a tau, fu adottato come emblema dall' Ordine di s. Antonio fra 1160 e il 1180. © www. misterbianco.ct.it.








 

la campanella: 

Lo sviluppo del culto popolare di A. in occidente fu probabilmente dovuto alla sua fama di guaritore dell' herpes zoster o "fuoco di S. Antonio". Chi era colpito si recava alla chiesa di Sait-Antoine de Viennois, dove erano conservate reliquie del Santo, e dove fu costruito un ospizio per accogliere i malati. Nacque così l' Ordine Ospedaliero degli Antoniani. Pare che i religiosi del convento di Viennois allevassero maiali, lasciati liberi e così nutriti dai pellegrini. Con il lardo di questi maiali veniva curato l' herpes e altre malattie della pelle. L' eccezione alla regola che vietava la libera circolazione dei maiali nei centri abitati, fu concessa ai monaci antoniani nel 1095, che segnalavano gli animali di loro proprietà legando una campanella al collo delle loro bestie. La campanella potrebbe quindi derivare sia da questo, sia dall' uso dei questuanti che con la campanella annunciavano il loro arrivo alle porte delle case.

il fuoco: 

Nella storia dell' iconografia del Santo è l' ultimo simbolo ad aggiungersi, probabilmente in riferimento al male chiamato appunto " fuoco di S. Antonio". 
Ma il fuoco va anche visto come segno di tormento infernale, quasi ad unire i tormenti delle tentazioni subiti dal santo con i tormenti della malattia.

       

il cinghiale o il maiale: 

Il porco accompagna l' immagine del santo sicuramente per l' importanza che ha avuto questo animale dell' economia e nelle tradizioni conventuali dell' Ordine di S. Antonio; secondo altre interpretazioni il maiale potrebbe essere invece l' immagine del Demonio che sempre perseguitò con le sue tentazioni il santo. E' probabile che entrambe le cose siano vere e i due significati si siano nel tempo amalgamati in modo indissolubile.

altri animali da stalla:Dalla più antica figura del porco nasce poi la tradizione contadina di considerare il Santo come protettore di tutti gli animali da stalla, per cui nelle targhe devozionali a Lui dedicate possiamo vedere cavalli, pecore, galli, galline, oche...
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