Sant'Antoni abêt
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Sant'Antóni (5)
Sant'Antòni (10)
Ssant'Antòni (6)
Sânt Antöni de pörc (7)
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Patrono dei maiali, degli
animali da stalla, da cortile e invocato contro l’herpes o
fuoco sacro
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Il culto di
Sant’Antonio è ancor oggi diffusissimo. Da sempre, nelle
nostre campagne, l'immagine del Santo è presente nei luoghi
dove vivono e riposano gli animali domestici. A volte, a far
bella mostra sul retro dell'ingresso della stalla, è una
formella in ceramica finemente dipinta, il più delle volte, un
santino lordo e spiegazzato di nessun valore artistico.
Qualunque sia la forma, la sostanza non cambia. Il famoso abate
egiziano è sempre lì, con le vesti da eremita, la lunga barba
bianca, il bastone a Tau, il porcellino e una vivida fiamma ai
piedi.
Ma vediamo chi era questo Santo, e perché è diventato il
principale patrono degli animali. Antonio abate (così chiamato
per distinguerlo dall'altrettanto famoso Antonio da Padova),
nacque a Coma, in Egitto, nel 251, nazione dove morì a 105
anni, dopo una vita spesa a vagare nel deserto.
Considerato il Patriarca di tutti i monaci, a vent’anni si
spogliò dei suoi beni e si dedicò all’ascetismo. Per quattro
lustri visse di solo pane e acqua nella meditazione e nella
preghiera. Di grande saggezza spirituale, Antonio raccolse
intorno a se un gran numero di discepoli. Gran parte del culto
popolare di Antonio deriva dalla fama di guaritore dall’herpes
zoster, detto appunto fuoco di sant’Antonio. Si
narra che i seguaci del Santo, per meglio soccorrere i malati
che si recavano ormai senza speranza alla chiesa francese di
Saint-Antoine de Viennois, luogo dov’erano conservate le
reliquie, decisero di costruire un ospedale e dei ricoveri. Ebbe
così origine l’Ordine Ospedaliero degli Antoniani. Per
assicurare la sussistenza ai malati e ai religiosi, si narra che
venissero allevati dei maiali destinati alla macellazione,
lasciati liberi di vagabondare per il paese e mantenuti dalla
carità pubblica. Necessità sopraggiunte vietarono la libera
circolazione degli animali nella città, fatta eccezione per i
maiali degli Antoniani che, da allora, dovettero portare come
riconoscimento la celebre campanellina al collo. In realtà,
molti sostengono che gli attributi e i patronati del Santo
abbiano un'origine più antica, profonda, in qualche caso
addirittura pagana, come la data nel quale è festeggiato ( il 17
gennaio), corrispondente alle Feste sementine romane, dove già
la dea Cerere veniva placata con sangue di una scrofa gravida.
In questa ricorrenza è usanza benedire gli animali domestici
sui sagrati per preservarli dalle malattie e rinnovare le
immagini del Santo nelle stalle a scopo propiziatorio. Per la
festa del loro protettore, poi, le bestie venivano trattate
amorevolmente, ben nutrite, esentate dal lavoro e, ovviamente,
non potevano essere macellate. Si dice infatti che, in questa
magica notte, gli animali acquistino la parola. In Romagna, era
altresì tradizione dare agli animali ammalati un pezzetto di
pane benedetto il giorno di sant'Antonio, affinché guarissero,
oppure tre fave nere, ideali anche per facilitare lo sgravio
delle vacche.
Il qualche luogo, infine, si celebra ancora la lotteria del
porco grasso (La lutarì de pörc grass), come in
Romagna, o si fanno scorpacciate di gnocco fritto, come è
usanza a Guastalla: Sant'Antòni chìssulèr che al darsèt
al vén ad snèr
( Sant'Antonio gnoccolaio che viene il 17 di gennaio ). |
Aree dialettali di riferimento: 1) Piacenza; 2) Parma;
3) Reggio Emilia; 4) Modena; 5) Bologna; 6) Ferrara; 7) Romagna; 8) Novi
di Modena; 9) Cento (Fe); 10) Guastalla (Re); 11) Borgotaro (Pr); 12)
Alta Valle del Reno (Bo); 13) Carpi (Mo)
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